Orientamento

Riporto di seguito alcuni concetti di base dell’approccio Sistemico Relazionale a cui faccio riferimento nei miei interventi con pazienti singoli, coppie e famiglie.

La Psicoterapia sistemico relazionale, sorta negli Stati Uniti a partire dagli anni ’50, si basa fondamentalmente sui due modelli teorici da cui trae il nome: quello relazionale e quello sistemico.
Oggetto principale di osservazione e di intervento non è quindi il singolo individuo ma la relazione tra gli individui in un determinato contesto.
Campo privilegiato di applicazione dell’approccio sistemico relazionale è la famiglia, che viene vista come un sistema entro il quale un soggetto che presenta un disagio psicologico è considerato il “paziente designato” che esprime le difficoltà relazionali dell’intero gruppo familiare.
Di conseguenza l’obbiettivo principale della Psicoterapia Sistemico Relazionale è quello di modificare le modalità di relazione disfunzionali all’interno della famiglia, in modo da rendere inutili le espressioni psicopatologiche di uno o di più componenti del gruppo familiare.
Secondo l’approccio Sistemico-Relazionale i sintomi e il disagio del singolo individuo sono il risultato di un intersecarsi complesso tra
esperienza soggettiva, qualità delle relazioni interpersonali più significative e capacità cognitive di autovalutazione della propria situazione.
Nell’ottica della definizione del “ciclo vitale della famiglia”, termine coniato attorno gli anni quaranta, si presuppone nell’evoluzione del sistema familiare l’incontro con alcuni “eventi nodali” che, attraverso la disorganizzazione-riorganizzazione del sistema stesso, implicano il superamento di alcuni compiti di sviluppo, permettendo così il passaggio ad una fase successiva
I
sintomi di una persona, oltre ad esprimere in maniera metaforica il conflitto psichico soggettivo, acquisiscono una funzione precisa all’interno del sistema relazionale in cui emergono.
I conflitti che tendono a disgregare il sistema-famiglia creano una tensione emotiva che di solito viene vissuta in termini drammatici dal soggetto portatore del sintomo; egli si fa carico, attraverso la manifestazione dei sintomi, di distogliere i membri della famiglia dall’affrontare in modo manifesto le proprie difficoltà di
relazione, accentrando l’attenzione su di sé.
Il sintomo ha quindi una doppia valenza: segnala alla famiglia l’esistenza di un
disagio e, nello stesso tempo, rende innocuo il suo potere distruttivo, accentrando su di sé tutte le preoccupazioni degli altri membri.
L’importanza dell’approccio sistemico-relazionale sta nell’aver richiamato l’attenzione su una realtà globale molto complessa e comunque sempre attiva, malgrado non se ne abbia la consapevolezza, e di aver studiato l’influenza delle reti di relazioni sul comportamento del singolo, che viene visto sia come il risultato della coscienza e della  volontà soggettiva,  sia della necessità sistemica.
L’attenzione alla soggettività, alla unicità del singolo, implica quindi l’attenzione alla sua rete di relazioni.
Il cambiamento non è perciò considerato come un fattore soggettivo deconnesso dalla rete di relazioni in cui la persona è inserita, ma qualcosa di dipendente da una molteplicità di fattori interattivi, quali ad esempio lo scopo intrinseco del sistema, le funzioni dei singoli componenti, in relazione allo scopo stesso del sistema, le diverse interazioni del sistema con altri sistemi adiacenti, in una complessità crescente e molto articolata”  (A. Ricci, Armonizzare il conflitto).
L’approccio sistemico-relazionale vede la persona come parte di un sistema di relazioni e, seppure con diverse posizioni teoriche, pone particolare attenzione alle modalità interattive, ai comportamenti e alle forme di comunicazione, spostando l’interesse dal mondo prettamente intrapsichico dell’individuo, alle sue relazioni significative e al contesto in cui vive.
Lo sviluppo dell’individuo procede di pari passo con la sua progressiva individuazione e differenziazione dagli altri individui appartenenti al sistema stesso, e contemporaneamente con la sua connessione ad essi.
Paolo Menghi, afferma che un sistema di relazioni può essere definito un gruppo con una storia e uno scopo. Un gruppo però può favorire od ostacolare l’evoluzione dell’individuo.
Ecco perché altro presupposto è che, affinché un sistema di relazioni sia rivolto all’evoluzione degli individui, è necessario saper riconoscere, utilizzare e armonizzare gli inevitabili conflitti e tensioni che sono generati al suo interno.
Dare spazio al conflitto significa utilizzarne l’intensità allo scopo di generare apertura, contatto e differenziazione nell’appartenenza. Negare il conflitto in nome di una quieta convivenza che non mette a rischio il sistema significa non comprenderne la sua valenza evolutiva. Per non arrestare il processo di crescita individuale è necessario disporre di strumenti per l’utilizzo degli attriti che si generano nelle interazioni.
Il sistema di relazioni è il “terreno di esperienza” fisica, psicologica e spirituale dell’individuo che vuole provare realmente a costruire autonomia individuale proprio in virtù delle relazioni con gli altri.  
La terapia familiare interviene attraverso varie tecniche di lavoro sulle famiglie, operando su quattro  livelli principali di osservazione:
– la storia trigenerazionale della famiglia (nonni-genitori-figli);
– l’organizzazione relazionale e comunicativa attuale della famiglia;
– la funzione del sintomo del singolo individuo nell’equilibrio della famiglia;
– la fase del ciclo vitale della famiglia in cui si presenta il sintomo del singolo (ciclo vitale: rappresenta una tappa delle varie fasi
evolutive attraversate da un sistema-famiglia; si parla, ad esempio dell’uscita da casa dei figli a seguito del matrimonio, del decesso di un genitore o della nascita di un figlio, etc.; questi eventi costringono il sistema a riorganizzarsi, e quindi ad evolvere verso nuovi assetti relazionali).

Autori di riferimento (tra gli altri):
Nathan W. Ackerman, Maurizio Andolfi, Gregory Bateson, Ivan Boszormenyi-Nagy, Murray Bowen, Don Jackson, Jay Haley, Luigi Cancrini, Carmine Saccu, Salvador Minuchin, Paul Watzlawick, Carl Whitaker.